header

Portfolio

RING

LA PALOMBELLA ROSSA DEL CINEMA ITALIANO

incontro con Nanni Moretti

MODERA

Boris Sollazzo

DOVE

SALA PASOLINI

QUANDO

17 NOVEMBRE 2023, H 21.30

Ingresso gratuito. Prenotazione online obbligatoria.

L’incontro ad ingresso gratuito è aperto ad un massimo di 140 partecipanti.

Per partecipare all’evento è necessario prenotarsi entro e non oltre le ore 23:59 UTC+1 del 16/11/2023.

L’incontro è trasmesso anche in diretta streaming.

C’è una scena stupenda, tra le tante, di Nanni Moretti a cui dovremmo pensare, ogni volta che ne assaporiamo la grandezza di regista, autore, intellettuale. Palombella rossa, uno dei suoi capolavori. In tv c’è il Dottor Zivago. Il protagonista, nel pieno della partita, esce dalla piscina (è un pallanuotista). C’è la scena, struggente, in cui lui la vede, batte sul vetro del tram, esce per rincorrerla. E Michele Apicella  urla, sperando di cambiare le sorti di un grande classico, perché il cinema è un amore folle, che ti fa sentire addosso storie, personaggi, sentimenti. E in quella scena però c’è pure la politica di massa che se ne va, che si raduna davanti a un piccolo schermo, che si sfoga con il Dottor Zivago (libro, preferito, peraltro di Fidel Castro e Maradona, ma questa è un’altra storia). E ci sono tanti altri affluenti di pensiero, emotivi, che rendono quel momento di cinema magico, irripetibile. Nanni Moretti non è solo un maestro del cinema, come recita il premio che riceverà a Linea d’Ombra, ma è, come solo i Pirandello, le Elsa Morante, i Pasolini, un intellettuale che ha saputo capire, prevedere, combattere il suo tempo, costruendo parte di ciò che siamo. E come. Ai suoi film ripensi dopo anni, come ad alcune frasi che poi sono divenute modi di dire. Ha saputo entrare nell’immaginario collettivo rimanendo un autore rigoroso e senza aver mai blandito il pubblico. Ha compiuto una rivoluzione con Ecce Bombo, ha capito prima di altri il ritorno al sé, ha anticipato la fine di un’era politica e storica e l’abdicazione di un Papa. Non ha mai smesso di mettersi alla prova, si pensi a lavori come Santiago, Italia e Tre Piani. Nanni Moretti è uno splendido settantenne, perché non ha solo gridato cose giuste. Ma le ha pure scritte, girate e interpretate.

Nanni Moretti

Nanni Moretti è nato, solo per caso, a Brunico in Val Pusteria nel 1953, ma da sempre vive e lavora per lo più a Roma come regista, sceneggiatore, attore, produttore ed esercente. La passione del cinema, che coltiva all’inizio con un gruppo ristretto di amici, nasce prestissimo, siamo nel 1973, con un segno distintivo che lo accompagnerà per tutta la sua carriera. Con Io sono un autarchico che va in concorso al Forum del Festival di Berlino (1976), comincia a farsi conoscere a livello nazionale e internazionale: l’opera ha il sapore di un reflusso esistenziale, come l’ha definita Enrico Magrelli, ma conquista il pubblico soprattutto giovanile e irrompe su una scena cinematografica ancora dominata, per poco, dal cinema di papà, col quale Moretti entrerà in conflitto per nulla sotterraneo. Due anni dopo è la volta di Ecce Bombo (1978) che viene selezionato in Concorso al Festival di Cannes e segna l’amore dei francesi per il suo cinema. Venezia lo premierà nel 1981 (premio speciale della giuria presieduta da Italo Calvino e con Manuel De Oliveira e Peter Bogdanovich tra i suoi membri) per Sogni d’Oro quasi a chiusura di un trittico coerente di indagine su un tempo e una generazione in conflitto con il mondo e con se stessa. Film enigmatico per trama e sviluppo Bianca (1984) mette in luce il contrasto tra la perdita di senso del mondo adulto (penso alla ridicola scuola Marilyn Monroe) e la continua sottrazione di sé del protagonista. Elementi che sembrano ritornare ne La messa è finita (1985, Orso d’Argento al Festival di Berlino), il film che chiude i conti con una generazione che vede svanire la fede nel tempo che verrà. In Palombella Rossa il regista mette in immagini la dissoluzione di un vecchio ordine di idee raccontando una condizione di perdita identitaria ancor di più indagata in quel piccolo indispensabile film che è La cosa (1990) viaggio tra i militanti del PCI alla ricerca di un nome e di una collocazione, mai ritrovata del tutto. Moretti in Caro diario e Aprile decide (rispettivamente 1993 e 1998) di abbandonare l’alter ego per raccontare attraverso sé il  passaggio della linea d’ombra, che lo porta all’età adulta. Ne Il caimano (2006) Moretti fa i conti con un universo mediatico-politico dominato dalla figura di Silvio Berlusconi, così come in Habemus Papam (2011), film per certi versi profetico (Benedetto XVI abbandonerà la tiara nel 2013), il regista riflette intorno al senso dell’inadeguatezza e della fragilità anche di un papa, sospendendo l’azione dentro le mura vaticane riempite con il gioco come una velata regressione infantile. Mia madre (2015) è un film dolente per molte ragioni, perché parla di una perdita quella che ci rende soli per davvero e l’impossibilità offrire del mondo un racconto unitario, “io non ci capisco più niente” pensa tra sé la regista Margherita/Margherita Buy. Tre piani (2021), film politico centrato sul venir meno della polis e sulla necessità di ritornare dentro lo spazio, forse angusto, della famiglia è preceduto dal documentario Santiago, Italia (2019) che racconta il colpo di Stato in Cile intrecciando la fuga di centinaia di dissidenti politici dentro l’Ambasciata italiana a Santiago Del Cile. Le loro storie ci ricordano un paese accogliente e solidale che, purtroppo, non sembra esserci più. Il che non toglie nulla alla possibilità, che Moretti ci/si concede di riscrivere la storia e ridare un senso al passato per ritrovare a ripensare il futuro ancora sotto il segno del Sol dell’Avvenire (2023).

logo

SALERNO
11_18 novembre 2023